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Infertilità e benessere psicologico

Il ruolo della consulenza psicologica nella condizione di infertilità. Intervista alla dott.ssa Elena Mandorino, psicologa CDI

La condizione di infertilità è ancora oggi un argomento tabù: essere infertile può suscitare vissuti di vergogna, inadeguatezza, imbarazzo e un senso di impotenza; minaccia la propria identità personale, infatti sovente accade che ci si senta “meno uomo” o “meno donna”. Questo rimanda ad un’immagine menomata di se stessi come difettosi e malfunzionanti, fisicamente poco attraenti e sessualmente poco attivi tanto da impattare anche sulla vita sessuale.

Tali vissuti risentono del contesto culturale in cui siamo immersi, secondo cui avere un figlio è scontato, previsto e determinante nel sancire l’unione di coppia nonché nel garantire sia il senso di appartenenza alla stirpe sia la trasmissione generazionale.

È evidente che la presenza di impedimenti o difficoltà ad avere un bambino fa sfumare in pochi istanti tutte le aspettative, mette in crisi il sistema di valori, i progetti e le speranze. L’intera esistenza ne risente, compresa la qualità di vita del singolo o della coppia che vede la propria progettualità come limitata. Nell’infertilità l’uomo e la donna mancano di una possibilità evolutiva sia sul piano fisico che psicologico.

La condizione di childness vissuta come un lutto

Questa condizione di childlessness può essere vissuta come estremamente frustrante, dolorosa e di grave perdita tale da essere prossima all’esperienza del lutto: il figlio che non arriva è vissuto come una assenza e mai come una sua inesistenza. Per questo motivo l’infertilità può avvicinarsi all’esperienza del lutto e generare sintomi depressivi quali perdita di energie, senso di fatica, difficoltà nella concentrazione, agitazione motoria e nervosismo, perdita o aumento di peso, insonnia o ipersonnia, mancanza di desiderio sessuale e dolori fisici, tutti accompagnati da sentimenti di rabbia e tristezza. Per evitare domande e di esporsi a giudizi spiacevoli, si tende a isolarsi fino a incappare in un ripiegamento su se stessi in attesa che qualcosa cambi.

La gravidanza che non arriva è quindi un elemento stressogeno di fortissimo peso, che spesso si manifesta in ansia.

Il ruolo dello psicologo

Ecco che anche un intervento psicologico, insieme a quello medico, può essere di fondamentale aiuto nel restituire il giusto significato e la giusta dimensione, sia per coloro che hanno ricevuto una diagnosi di infertilità sia per chi intraprende percorsi di procreazione medicalmente assistita.

È importante che i vissuti e il dolore emotivo legato alle difficoltà di concepimento siano condivisi e narrati all’interno di uno “spazio fisico e mentale” nel quale ci si possa sentire accolti e compresi. La consulenza psicologica offre un luogo e un tempo per poter riconoscere le proprie risorse e generare insieme nuove possibilità d’azione anche a fronte di una condizione d’infertilità.

Il supporto psicologico è uno strumento prezioso anche durante il percorso di fecondazione medicalmente assistita, con l’obiettivo di ridurre lo stress, gestire l’impatto dei trattamenti, esplorare e comprendere i propri vissuti emotivi.

Infine è importante ricordare che il consulto psicologico può aiutare a favorire l’emergere di componenti psicogene sottostanti ad una situazione di tensione e ansia, che possono contribuire alle difficoltà di concepimento.

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