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Disgrafia: la diagnosi e il trattamento

La disgrafia è un disturbo specifico dell’apprendimento (DSA) che si manifesta nella difficoltà di automatizzazione del gesto grafico. Intervista alla dott.ssa Matilde Nicolella, neuropsicomotricista Ambulatorio DSA presso CDI Largo Augusto

La disgrafia fa parte dei DSA, ovvero i Disturbi Specifici dell’Apprendimento, e interessa la scrittura di parole e numeri con l’uso del segno grafico che può essere compromesso in modo lieve, medio o grave. La grafia risulta quindi disordinata, difficilmente leggibile e poco chiara.

Si tratta di una difficoltà che riguarda l’atto pratico di scrivere e coinvolge diverse attività: a partire dall’impugnare la penna fino all’organizzazione dei caratteri sul foglio.

Nel processo di scrittura ci sono diverse componenti che entrano in gioco, le principali sono:

  • postura;
  • coordinazione occhio-mano;
  • rapidità motoria;
  • abilità motorie, come il pattern grafo-motorio, ovvero i movimenti svolti quando si scrive;
  • capacità visuospaziali.

È chiaro che queste componenti nel bambino disgrafico sono mancanti o carenti, portandolo ad una serie di difficoltà nell’apprendimento.

La diagnosi a partire dai 7 anni

La disgrafia si diagnostica a partire dai sette anni (tra la seconda e la terza classe primaria) in quanto solo in questa fase evolutiva è possibile osservare le difficoltà nell’organizzazione e automatizzazione della scrittura. Prima di questo periodo la scrittura non è ancora diventata automatica, ma necessita di un costante “allenamento”.

La valutazione e la diagnosi di Disgrafia richiedono l’intervento di Neuropsichiatra Infantile, Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva e/o Logopedista ed eventualmente lo Psicologo. La diagnosi è effettuabile a partire dalla fine della seconda elementare.

Il bambino viene sottoposto a una visita neuropsichiatrica, in cui vengono raccolte tutte le informazioni anamnestiche e condotti i test cognitivi. Successivamente il Neuropsichiatra Infantile invia il bambino e la sua famiglia presso un Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva e/o un Logopedista, che si occupano della valutazione funzionale degli aspetti grafici. 

Inizialmente verranno osservate l’impugnatura dello strumento grafico e le produzioni del bambino in un contesto non strutturato; quindi, facendolo ad esempio disegnare e scrivere in autonomia senza che ci siano un compito specifico e delle regole da seguire. Successivamente il bambino viene poi sottoposto ai test per la valutazione della Disgrafia, in modo da poter avere anche un riscontro oggettivo che completa le osservazioni del professionista.

Tra i test per diagnosticare la disgrafia e valutare la scrittura del bambino citiamo il BHK (Scala sintetica per la valutazione della scrittura in età evolutiva) e il DGM-P (test per la valutazione delle difficoltà grafo-motorie e posturali della scrittura). Sono prove che, in modo diverso, considerano:

  • la fluidità e la velocità nello scorrere del gesto grafico;
  • la modalità di costruzione dei grafemi e di come essi si congiungono tra loro per comporre la parola;
  • la dimensione e la fluttuazione delle lettere nello spazio della riga e del foglio. 

Complessivamente, la valutazione consentirà di individuare le aree di compromissione e fragilità che concorrono alla definizione del disturbo, mettendo in luce le differenze soggettive ed evidenziando non solo se il bambino è disgrafico.

I segnali precursori

La disgrafia è diagnosticata come disturbo alla fine della seconda elementare, ma segnali anticipatori si manifestano negli anni precedenti, periodo in cui è possibile porre il forte sospetto di rischio della sua insorgenza.

Si esprimono nella difficoltà che il bambino incontra in quelle attività quotidiane e giochi che richiedono coordinazione motoria e oculo-manuale, come: usare le posate, allacciare i bottoni e le scarpe, manipolare materiali e oggetti.

Si evidenziano quando il bambino:

–  si approccia con sforzo nelle attività che coinvolgono l’abilità grafica;

–  non rispetta i margini nella colorazione o non riesce a seguite le linee dei tracciati prestampati;

–  è impacciato nell’impugnare la matita/pennarello;

–  è incerto sulla scelta della mano (destra/sinistra) con cui disegnare o scrivere;

–  è approssimativo nei lavori di precisione, come ritagliare, incollare.

Difficoltà incontrate in questo tipo di compiti, indicano il mancato sviluppo delle abilità utili all’apprendimento della scrittura e rappresentano segnali da non sottovalutare, poiché potrebbero costituire prerequisiti per l’insorgenza del disturbo disgrafico nella scuola elementare.

Il trattamento attraverso la rieducazione del gesto grafico

La rieducazione del gesto grafico offre una metodologia molto efficace per il recupero della disgrafia, nell’ambito dei possibili interventi sui disturbi specifici di apprendimento.

È un percorso individuale che aiuta il bambino o il ragazzo a consolidare o recuperare le proprie abilità grafo-motorie, per giungere alla padronanza del tracciato grafico.  

Il percorso è consigliabile a partire dalla scuola dell’Infanzia fino alla fine della scuola secondaria di secondo grado.

La rieducazione della scrittura interviene sulle aree legate alla percezione visuo-spaziale, organizzazione spazio-temporale, costruzione dello schema corporeo, importazione della postura e dell’impugnatura, equilibrio/rilassamento muscolare, coordinazione visuo-motoria e oculo-manuale, attenzione, motricità fine della mano e delle dita, attività grafiche come percorsi, tracciati, collegamenti tra lettere, sequenza di movimenti, apprendimento della scrittura in corsivo.

La scrittura non è un processo spontaneo bensì acquisito, in fase di apprendimento è importante che le abitudini di postura, presa della matita, direzioni dei gesti e modello delle lettere vengano assimilate correttamente.

L’esercizio ripetuto nel tempo attiva percorsi neuronali in grado di generare degli automatismi corretti.

Se durante l’apprendimento si creano automatismi “sbagliati” (ad esempio posture o impugnature scorrette, direzioni delle lettere non funzionali) nel corso del tempo quelle abitudini si aggraveranno, fino all’emergere di vere e proprie disgrafie che per essere risolte richiederanno un intervento specifico ed individualizzato.

La rieducazione della scrittura interviene per realizzare potenzialità latenti non ancora utilizzate dal soggetto; comporta un processo che tende a fare abbandonare gli automatismi “scorretti”, per attivare percorsi neuronali più efficaci da un punto di vista funzionale e per creare abitudini che facilitino la scrittura in fase esecutiva, negli aspetti della leggibilità, della scorrevolezza e dell’ordine spaziale.

Le tecniche utilizzate iniziano con attività preparatorie di rilassamento e di motricità specifica degli arti coinvolti nel gesto grafico, esercizi di macrografia e di pregrafismo, sia in verticale (ad esempio alla lavagna) che in orizzontale, fino alla vera e propria rieducazione della scrittura.

Il percorso aiuta ogni bambino a ritrovare il piacere di scrivere e disegnare, attenuando gli elementi di fatica in un’ottica di potenziamento e miglioramento delle proprie abilità attraverso strategie e movimenti più consoni ai suoi bisogni.

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