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La prevenzione del tumore mammario

Intervista a Daniela Bossi, medico senologo, consulente CDI

Il tumore al seno rappresenta la prima causa di morte per neoplasia della donna con circa 45000 nuovi casi all’anno in Italia. A fronte di un aumento dell’incidenza, si è assistito ad una importante diminuzione della mortalità, questo soprattutto grazie alla diagnosi precoce che ormai da diversi anni viene attuata su tutto il territorio italiano. Il CDI abbraccia quelle che sono le norme di prevenzione primaria e secondaria internazionalmente riconosciute.

“L’incidenza del tumore mammario è aumentata soprattutto tra le giovani donne che non rientrano nei programmi di screening, cosa che conforta l’ipotesi della necessità di controlli prima dei cinquant’anni, con valutazione specialistica ed esami mirati”.

Ma esistono davvero dei comportamenti da seguire per prevenire il tumore al seno?
“Il richiamo ad una vita in cui alimentazione e moto siano condotti in maniera corretta è scontato: le donne obese hanno un maggior rischio, così come le fumatrici. Anche l’argomento “ormoni” è spesso affrontato nel parlare dei fattori di rischio di questa patologia, talvolta in maniera poco precisa e sommaria. La finestra ormonale alla quale la donna è sottoposta (dal menarca alla menopausa) con le relative interruzioni (gravidanza ed allattamento) o l’assunzione di ormoni per terapia sostitutiva, vengono tutt’oggi considerati elementi importanti nel valutare il rischio: se da una parte avere molti figli ed allattare a lungo rappresentano fattori di protezione, la terapia ormonale assunta in post menopausa può aumentare il rischio e la sua assunzione va considerata caso per caso. Non rilevante sembra invece il rischio indotto dalla pillola anticoncezionale”.

Quanto incidono familiarità ed ereditarietà?
“Sono due concetti distinti ed importantissimi se si pensa che circa il 7-10% delle donne può andare incontro a tumori ereditari della mammella e dell’ovaio. Non bisogna confondere il concetto di familiarità con quello di ereditarietà, condizione in cui l’elevato numero di casi nella stessa famiglia inducono a sospettare una mutazione dei geni BRCA1 e/o 2 e si rende necessario un test specifico, disponibile anche al CDI”.

Ma eliminare i fattori di rischio, fare cioè una prevenzione primaria, non è purtroppo sufficiente.
La prevenzione secondaria, ovvero scoprire presto il tumore, è un punto fondamentale ed ha permesso di ottenere tassi di guarigione vicini al 90%. Anche riguardo ai controlli da effettuare vi è talvolta confusione: è auspicabile rivolgersi come prima cosa ad uno specialista. Si inizia quindi con una valutazione senologica: lo specialista raccoglie la storia della paziente e crea il vestito su misura per lei scegliendo in base all’anamnesi della stessa, all’età ed alle caratteristiche fisiche delle mammelle l’esame più idoneo. Le pazienti non sono tutte uguali: variano per storia personale, rischio, conformazione fisica ed età: indicare la strada migliore per un a prevenzione più adeguata è compito dello specialista.
Per quanto riguarda gli esami da eseguire, in linea di massima viene proposta un’ecografia con visita senologica intorno ai 25 anni, per poi proseguire con visite annuali eventualmente affiancate da ecografia annuale sino ai 40 anni. Dai 40 anni, oggi si propone una mammografia annuale, affiancata da ecografia in caso di seno denso, fibroghiandolare. Tali controlli vanno proseguiti sicuramente fino a che le condizioni della paziente lo permettano, indipendentemente dall’età anagrafica: il limite dei 75 anni oltre al quale sentirsi libere dalla necessità di prevenzione è stato abbandonato e sarà il senologo a consigliare la cadenza esatta a seconda dei fattori di rischio della paziente.

E se la paziente è a rischio di tumore ereditario?
Nel caso specifico verrà valutata la necessità di anticipazione degli esami (mammografia a 35 anni) ed eventualmente l’esecuzione di una risonanza magnetica mammaria. Riguardo agli esami di secondo livello, in particolar modo tomosintesi e risonanza magnetica, sarà sempre il senologo ad indicarne la necessità. In caso di riscontro di nodulo mammario, lo specialista valuterà il successivo iter. Se necessario infatti si potrà procedere ad agoaspirato o biopsia mammaria qualora la lesione lo necessiti. Per concludere, è auspicabile che ogni donna indossi il suo controllo su misura, affiancata da un senologo che la guidi nella scelta: solo così la prevenzione sarà efficace e con essa, maggiore la possibilità di guarire e raggiungere l’obiettivo non cosi lontano di una mortalità quasi azzerata.

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