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Metatarsalgie: cosa sono e come curarle

Si definisce metatarsalgia il dolore riferito alla parte anteriore della pianta del piede che si manifesta in particolare durante la deambulazione che può persistere anche a riposo e nelle ore notturne. Intervista al dott. Marco Pozzolini, chirurgo ortopedico CDI

Si definisce metatarsalgia il dolore riferito alla parte anteriore della pianta del piede che si manifesta in particolare durante la deambulazione che può persistere anche a riposo e nelle ore notturne.

Se il disturbo afferisce all’avampiede

Questo disturbo è quasi sempre dovuto a un difetto di appoggio del piede come conseguenza di varie patologie che possono colpire sia la parte posteriore del piede che la parte anteriore detta avampiede.

Tale difetto determina quasi sempre un sovraccarico doloroso sulle teste dei metatarsali che sono le ossa che precedono le dita. Il dolore, spesso, si accompagna alla presenza di evidenti calli alla base delle dita.

E quando invece riguarda il retropiede

Per quanto riguarda il retropiede i disturbi che più frequentemente causano metatarsalgie sono il piede cavo o il piede piatto valgo, mentre nell’avampiede le metatarsalgie sono dovute quasi sempre alla presenza di alluce valgo con o senza la ulteriore comparsa di dita a martello.

Infatti la deviazione in valgo dell’alluce comporta la perdita della sua funzione nella deambulazione con conseguente sovraccarico sulle teste metatarsali centrali causa di dolore a maggior ragione se all’alluce valgo si associa la presenza di dita a martello.

In assenza di tali deformazioni una metatarsalgia può essere determinata da difetti di lunghezza delle ossa metatarsali che determina anche in questo caso un sovraccarico funzionale e quindi dolore.

Il Neuroma di Morton

Un capitolo a parte come causa di metatarsalgia è la comparsa di un Neuroma di Morton che consiste nel progressivo ispessimento di un nervo sensitivo che si trova normalmente nello spazio tra 3 e 4 metatarsale provocato anche in questo caso dalla sua compressione da parte delle ossa limitrofe spesso determinata da un difetto di appoggio del piede.

Come si risolve: l’approccio conservativo e l’approccio chirurgico minininvasivo o percutaneo

Tutti questi disturbi possono essere migliorati o risolti dove è possibile con una terapia conservativa e nei casi dove la terapia conservativa ha fallito con soluzioni chirurgiche.

  • Per quanto riguarda i difetti del retropiede: l’approccio iniziale è costituito dalla realizzazione di plantari fatti su misura con l’obbiettivo di migliorare l’appoggio del piede In alternativa, ma in casi particolari si ricorre a una chirurgia impegnativa per ricostruire una corretta posizione delle ossa della parte posteriore del piede.
  • Per quanto concerne i difetti dell’avampiede: se possibile in prima battuta si ricorre all’utilizzo di particolari tutori o plantari sempre con l’obbiettivo di migliorare la posizione dell’alluce e delle dita migliorando l’appoggio sulle teste metatarsali.

Nelle deformazioni molto avanzate o dove i tutori e plantari non hanno funzionato si impone la soluzione chirurgica. Negli ultimi anni la chirurgia di questi difetti si è andata evolvendo utilizzando tecniche sempre meno invasive la cosiddetta chirurgia mininvasiva o percutanea.

Tale chirurgia è in grado di ottenere gli stessi risultati della chirurgia tradizionale, ma attraverso piccoli fori che hanno il pregio di rendere tali interventi meno dolorosi e con tempi e modalità di recupero molto più rapidi.

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