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L’insufficienza venosa cronica

Intervista al dott. Andrea Odero, angiologo e chirurgo vascolare CDI

L’insufficienza venosa cronica rappresenta la patologia vascolare più frequente, con un’incidenza maggiore nelle donne (20-30% versus il 10% negli uomini). Generalmente ereditaria, ha come fattori predisponenti la gravidanza, il sovrappeso, la sedentarietà, ma anche il lavoro in piedi o gli ambienti di lavoro caldi come le cucine per i cuochi; anche chi compie importanti sforzi con il torchio addominale può essere colpito da varici. Tra gli sportivi, note sono le varicosità dei ciclisti o dei colturisti.

La patologia si presenta sotto diverse forme che vanno da piccoli problemi estetici come la comparsa di qualche capillare o moderato gonfiore serotino, a problematiche essenzialmente estetiche, a situazioni francamente patologiche come le varici od invalidanti come le lipodermatosclerosi (affezioni della cute e del sottocute) fino ad arrivare alla formazione di ulcere venose e trombosi.

Distinguiamo quindi:

  • TELANGECTASIE: dilatazioni delle venule superficiali cutanee, che si presentano come delle arborescenze di colore rosso o bluastro: hanno un significato prevalentemente estetico anche se alcune donne possono lamentare dolore nel momento della loro comparsa.
  • VARICI: vera e propria malattia, consiste in dilatazioni patologiche delle vene degli arti inferiori che, a causa dell’insufficienza valvolare, hanno perso la loro naturale elasticità e si rendono responsabili della stasi, del rallentamento del sangue al loro interno che inizialmente cade verso il basso e per poi ristagnare all’interno dei gavoccioli.

La problematica principale della stasi del sangue all’interno delle vene varicose è legata al fatto che può determinare in soggetti predisposti delle trombosi venose superficiali che a loro volta possono complicarsi, se non trattate, in trombosi venosa profonda, patologia più grave.

Ma come riconoscere l’insufficienza venosa?

Gambe che si gonfiano alla sera, stanchezza, prurito, cambio di colore della cute sono i sintomi principali dell’insufficienza venosa anche moderata; mentre la presenza di rigonfiamenti che affiorano sulla pelle degli arti inferiori quando siamo in piedi è invece già espressione di varici.

Spesso alla presenza di capillari cutanei, che abbiamo detto essere affezione di natura estetica, si associano anche delle vene varicose.

La diagnosi

L’insufficienza venosa cronica si rileva attraverso la visita angiologica e l’esecuzione dell’ecocolodoppler venoso degli arti inferiori.

La prevenzione

Per prevenire l’insufficienza venosa cronica, si consigliano:

  • utilizzo di una calza elastica compressiva
  • assunzione di flavonoidi (centella, mirtillo, frutti di bosco, rusco)
  • attività fisica moderata come passeggiate muovendo la pompa del polpaccio o la suola plantare
  • utilizzo di scarpe con tacco moderato.
La terapia

Viene programmata per prevenire le complicanze della patologia varicosa e quindi il rischio di trombosi, discromie, ulcerazioni e varicorragie. Generalmente il tasso di recidiva è molto basso, nell’ordine del 4%, ma è possibile che si sviluppino nel tempo delle nuove varicosità anche in siti non trattati: tale evento è generalmente dovuto alla predisposizione del paziente a sviluppare nuove insufficienze valvolari in territori sani al momento del primo trattamento. La patologia venosa ha un’evoluzione cronica: il chirurgo arriva a curare i danni della malattia, prevenendone le complicanze.

Teleangectasie. La terapia è ambulatoriale e consiste nell’iniettare all’interno della rete capillare andata incontro a dilatazione una sostanza cosiddetta sclerosante in concentrazione opportuna al calibro, alla localizzazione e al tipo di varicosità da trattare.
Per incrementare il successo della sclerosante viene utilizzata la schiuma (Foam),  che è essenzialmente una miscela tra liquido sclerosante ed aria: questa tecnica consente di ridurre le quantità di farmaco necessarie perché il liquido più vischioso (bolle) aumenta e si distribuisce meglio nell’albero venoso e rimane al suo interno per più tempo a contatto con le pareti venose.
Questa sostanza indurrà un’infiammazione controllata della parete vascolare causando la fibrosi o sclerosi del capillare con completa occlusione e scomparsa nel giro di un mese circa. È molto importante che il paziente dopo il trattamento adoperi le calze a compressione graduata prescritte e soprattutto non si esponga al sole per non veder sostituire la varicosità rossastra da una macchia bruno nerastra.

Varici. Per quanto riguarda la terapia delle varici, il trattamento viene programmato dopo aver eseguito lo studio emodinamico eco color Doppler ed in caso di insufficienza safenica la scelta è basata sulle più moderne metodiche termo-ablative combinate alla chirurgia con mini incisioni lungo le varicosità.
Storicamente il problema veniva risolto rimuovendo chirurgicamente la safena malata, oggi parliamo di metodiche innovative, praticamente non chirurgiche, che attraverso lo sviluppo di calore e mantenendo la safena in sede ottengono l’occlusione prima e la scomparsa poi della safena e delle varicosità senza dover ricorrere al classico e più invasivo trattamento mediante stripping che prevede incisioni a livello inguinale, isolamento e legatura sulla vena femorale e soprattutto l’atto di strappare, rimuovere la safena con conseguente incremento degli ematomi nel canale, dolore postoperatorio e necessità di convalescenza a volte prolungata.

Tra le metodiche ablative si annoverano il laser, la radiofrequenza ed il trattamento a microonde che in mani esperte sono sicure con risultati paragonabili alla chirurgia tradizionale.

A mio parere il laser endovenoso, oltre a queste caratteristiche, presenta una maggiore dote di maneggevolezza poiché è in grado di adattarsi ai differenti calibri venosi sia con differenti tipologie di fibra che modulando l’energia erogata permetteno al chirurgo di ritagliare il miglior trattamento sul suo paziente. Con il laser è possibile anche il trattamento delle perforanti e delle recidive post chirurgiche che con altre metodiche per motivi tecnici non risulta possibile.

Presso il CDI è disponibile il trattamento ablativo laser endovenoso (ELVeS) che consiste nell’introduzione con un ago apposito e sotto guida ecografica di una fibra che presenta sulla sua estremità una duplice fonte di luce laser circonferenziale a 360° in grado di agire selettivamente sulla parete della vena da trattare, causandone un’immediata occlusione.

L’intervento, sebbene mininvasivo, avviene in tutta sicurezza, in una sala chirurgica ambulatoriale in ambiente sterile, con un’assistenza anestesiologica che somministra al paziente una blanda sedazione, permettendo di ridurre l’ansia e i fastidi legati alle anestesie locali praticate lungo il decorso di tutta la vena safena da trattare.

Le varicosità tributarie della safena vengono anch’esse trattate o mediante schiuma o con anestesia locale e incisioni estetiche di circa un millimetro con una pronta rimozione. Le ferite a seconda dei casi possono essere chiuse con un solo punto in materiale riassorbibile o con dei piccoli steril-strip. Dopo un paio d’ora dall’intervento il paziente viene dimesso con un bendaggio elastico che viene sostituito al domicilio con una calza elastica apposita per una ventina di giorni.

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