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L'importanza dell'attività fisica nei giovanissimi

Intervista al dott. Carlo Napolitano, coordinatore del counseling sportivo pediatrico

L'importanza dell'attività fisica nei giovanissimi

Annie Coudray, valente autrice francese, quasi 50 anni fa scrisse nel suo libro Mon enfant fait du sport che “il moto è una delle porte di accesso dell’intelligenza”, nel senso che, grazie ad esso, un bimbo entra in relazione con l’ambiente che lo circonda, migliora la conoscenza del proprio corpo, e infine – grazie alla stimolazione mentale ottenuta nel corso del suo continuo esplorare – progredisce ed affina i movimenti, perfezionandoli.

Non a caso in pediatria si parla sempre di sviluppo psico-motorio: ogni piccolo passo avanti (o purtroppo anche indietro, come può avvenire qualora insorgano seri problemi di salute) compiuto da un fanciullo in uno dei tre campi fondamentali dell’evoluzione – pensiero, movimento e sentimento – ha sempre ripercussioni dello stesso segno sugli altri due.    

Il nuoto: quando iniziare

Sino all’età di quattro-cinque anni certamente non si consiglia di indirizzare un bambino verso la pratica di uno sport strutturato, eccezion fatta forse per il nuoto, in cui la relativa incoscienza dei piccolissimi gioca un punto a favore: spesso l’acqua è molto più amata che temuta, e con i dovuti accorgimenti ludici che un istruttore competente sa adottare, si può arrivare all’indipendenza dai supporti al galleggiamento (braccioli, galleggianti, ecc…) con relativa facilità.

In particolare, un corso di acquaticità – a patto che venga iniziato prima del sesto mese di vita – può sfruttare la residua presenza del diving reflex, noto anche come riflesso del mammifero tuffatore, che porta, istintivamente, il piccolo a immergere il volto aprendo gli occhi e senza inalare l’acqua.

Questo consente in seguito una facilitazione all’approccio natatorio anche durante le vacanze in ambiente marino, senza la “paura delle onde” o di “andare a fondo” che inevitabilmente può condizionare l’apprendimento della tecniche corrette di galleggiamento e propulsione.   

L’insegnamento principale: no alla vita sedentaria

Nuoto a parte, dunque, in età prescolare, si dovrebbe soprattutto puntare a fare acquisire il gusto per una vita dinamica, e contemporaneamente a scoraggiare lo sviluppo di un’indole sedentaria.

A questo proposito, è da segnalare il fatto che esistono giochi che comportano semplici esercizi, particolarmente raccomandabili per le ripercussioni positive che hanno sul corpo, come ad esempio:

  • Il salto della corda è una formidabile ginnastica preventiva e/o curativa nei confronti dei piedi piatti, perché consente di irrobustire in modo particolare la muscolatura che costituisce l’arco plantare, e facilita lo smaltimento di un eventuale sovrappeso.
  • Giocare a “bandiera” o a “guardie e ladri”, e in generale a quelle attività che comportano scatti repentini ed inseguimenti (o fughe, a seconda del ruolo), allena ad una ventilazione polmonare accelerata.
  • Soffiare per gonfiare un palloncino, oppure fare le bolle di sapone, favorisce lo sviluppo della capacità toracica.
  • Il triciclo è un divertente quanto efficace strumento di correzione per il ginocchio valgo (le cosiddette gambe ad X), e naturalmente contribuisce anche allo sviluppo dei muscoli a livello degli arti inferiori.

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