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Fibrillazione atriale. Cos'è, come si riconosce, come si cura. Come si prevengono le temibili complicazioni

Intervista al dott. Maurizio Lunati, cardiologo CDI Varese e CDI Besozzo

Cos’è la fibrillazione atriale

In assenza di malattie e in condizioni di riposo il battito del nostro cuore, come è ampiamente noto, è ritmico e regolare. La frequenza media oscilla tra 60 e 100 battiti per minuto. Questa situazione, che in termini medici di definisce Ritmo Sinusale, è ottimale in quanto garantisce il funzionamento della pompa cardiaca senza che noi ne abbiamo la percezione diretta.

Le alterazioni del ritmo, in termine medico Aritmie, che sono varie e molteplici sono generalmente mal tollerate, oltreché potenzialmente pericolose, perché le percepiamo con grande fastidio anche se il disturbo che ne consegue è estremamente variabile da aritmia ad aritmia e da individuo a individuo (cardiopalmo, batticuore, battito mancante, ansia improvvisa, dispnea improvvisa, capogiro ecc. ecc.).

La Fibrillazione Atriale è l’aritmia più frequente (ne soffre il 2-3 % della popolazione) e disturbante. La prevalenza aumenta con l’età, nei soggetti di età superiore a 80 anni può raggiungere il 10% della popolazione. Le cause di questo aspetto sono molteplici: aumento della sopravvivenza, aumento dei fattori causali (anche il Covid purtroppo), aumento delle tecniche diagnostiche.

Quando compare la Fibrillazione Atriale avvengono tre fenomeni:

  • si perde completamente la regolarità del ritmo (si parla di “aritmia totale”),
  • la frequenza cardiaca media aumenta a oltre 100 battiti per minuto a riposo,
  • l’intensità del battito percepito varia da ciclo a ciclo.  

L’aritmia può essere:

  • parossistica (comparire improvvisamente in una situazione di completa normalità, durare minuti o ore o giorni, interrompersi spontaneamente),
  • persistente (quando dura oltre 7 giorni e richiede un provvedimento per interromperla),
  • permanente (quando non è più possibile interromperla o è più semplice e appropriato “rassegnarsi” alla cronicizzazione dell’aritmia).

Le cause della Fibrillazione Atriale sono varie: in genere malattie cardiache (vizi valvolari, cardiomiopatia, cardiopatia congenita), ma anche ipertensione arteriosa, malattie polmonari, ipertiroidismo, disturbi del sonno quale l’apnea ostruttiva, obesità.

Come si riconosce

Generalmente si fa diagnosi sui sintomi (Dottore, il mio cuore è impazzito. Dottore, il cuore mi esce dal petto. Dottore, ho il batticuore e l’ansia e sto malissimo ecc. ecc.) ma la certezza può derivare solo dalla registrazione di un ECG “fatto nel momento in cui il sintomo è presente”. Purtroppo nel 20 % circa dei casi l’aritmia non determina sintomi così importanti da essere riconosciuta o non viene sospettata dai medici e quando ci si accorge possono esserci già state conseguenze irreparabili (cosiddetta Fibrillazione Atriale Silente o Asintomatica).

Quando come medici abbiamo il forte sospetto ma non la certezza (perché non è stato possibile registrare l’ECG durante aritmia, perché ci sono difficoltà a registrare l’ECG ecc.) si ricorre a sistemi di monitoraggio ECG prolungato che oggi sono di incredibile varietà: ECG dinamico o Holter di 24 ore, Holter di più giorni, registratore impiantabile (Loop Recorder) che consente un monitoraggio di anni. Ma la vera rivoluzione è la possibilità che il soggetto si registri da solo l’ECG con vari metodi (orologio, app del cellulare, device specifico ecc. ecc.) quando ha i sintomi o il sospetto, lo invii al cardiologo che può validare il tracciato, fare la diagnosi certa, decidere che fare.

Naturalmente una volta che si è fatta la diagnosi il cardiologo e/o il MMG devono completare l’indagine facendo fare tutti gli accertamenti volti a definire la causa dell’aritmia e a valutarne le conseguenze: visita clinica, esami di laboratorio, Ecocardiogramma, Rx torace, ecc.  

Come si cura

Gli obiettivi fondamentali sono due.

  1. Ripristinare e mantenere nel tempo il Ritmo Sinusale
    In fase acuta, in Pronto Soccorso, con una cardioversione farmacologica o elettrica (procedura che interrompe l’aritmia ma non ne previene le possibili recidive).
    In cronico, prescrivendo farmaci antiaritmici e/o farmaci che rallentano la frequenza cardiaca (Beta-Bloccanti, Calcio-antagonisti).
    In caso di refrattarietà alle cure farmacologiche o di intolleranza o nel caso ci si orienti verso una soluzione “curativa” anziché “palliativa” eseguendo una procedura invasiva denominata Ablazione Transcatetere (in pratica si cerca di sopprimere l’attività elettrica alterata di piccole aree all’interno del cuore raggiunte con un catetere posizionato attraverso le vene o le arterie).
  2. Prevenire la aritmia e soprattutto le complicanze
    Le regole comportamentali generali, da associare sempre alle cure mediche, sono: adottare dieta equilibrata, non fumare o eccedere con l’alcool, praticare regolare attività fisica, mantenere il peso corporeo o ridurlo se in eccesso, controllare lo stress.
Come si prevengono le temibili complicazioni

Le complicanze più gravi e spesso irreversibili, anche se colpiscono fortunatamente solo una minoranza dei soggetti affetti da Fibrillazione Atriale, sono: le ischemie conseguenti a tromboembolie (A), l’insufficienza cardiaca (B).

-A L’irregolarità del ritmo determinato dalla Fibrillazione Atriale favorisce il ristagno di sangue all’interno delle cavità cardiache e la formazione di trombi (coagulo di sangue) con la possibilità della loro frammentazione, della loro migrazione attraverso i vasi a organi e arti, della conseguente perdita dell’irrorazione sanguigna e della morte del tessuto a valle dell’ostruzione (ischemia e conseguente necrosi, cioè morte cellulare). Quando la zona colpita è un’area più o meno estesa del cervello si parla di ictus e le conseguenze sono devastanti (morte, paralisi, afasia, cecità  ecc.).

-B Se non soppressa o controllata adeguatamente la Fibrillazione Atriale, con la perdita del ritmo e l’elevata frequenza, può determinare la progressiva alterazione della pompa cardiaca con la conseguente comparsa dell’insufficienza cardiaca clinica (dispnea, edemi periferici, astenia, riduzione della capacità funzionale, sincope, precordialgie ecc.).

La prevenzione mira ad evitare la comparsa dell’aritmia e a curarla nel modo migliore onde sopprimerla o ridurne al minimo le recidive.

Nel caso siano presenti elementi che individuano un elevato rischio di complicanze tromboemboliche (valutato attraverso un  punteggio di rischio individuale, il cosiddetto “CHA2DS2VASC score”, basato soprattutto su cardiopatia associata, età avanzata, sesso femminile, diabete, ipertensione arteriosa) si possono ottenere grandi risultati (pressocché completo annullamento del rischio) prescrivendo la terapia anticoagulante orale, oggi ancora più efficace e sicura con i farmaci di ultima generazione, i NOAC.

La prevenzione della insufficienza cardiaca da Fibrillazione Atriale si attua in primis evitando o limitando le recidive dell’aritmia con i farmaci antiaritmici o con l’ablazione e a seguire con la terapia della insufficienza cardiaca che oggi si avvale di formidabili farmaci (Beta-Bloccanti, Sartani, Sacubitril/Valsartan, Glifozine).

Le strutture e gli specialisti che operano al CDI (Cardiologi, Esperti di Imaging, Neurologi, Ematologi) sono in grado di dare concrete ed efficaci risposte ai pazienti e ai loro Medici Curanti sia in termini di diagnosi che di prevenzione e cura della Fibrillazione Atriale.

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