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Aritmie cardiache: sintomi, cause e prevenzione

Ne parliamo con il dottor Roberto Tramarin, cardiologo CDI.

Le malattie cardiovascolari (MCV) sono la prima causa di morte in Italia, responsabili di oltre il 35% dei decessi, valore solo leggermente più basso rispetto alla media europea (37%). Tuttavia, attraverso programmi di screening precoce, all’accesso ad appropriati programmi di cura che consentano la correzione e la gestione di fattori di rischio anche attraverso l’adozione di stili di vita più salutari, è possibile prevenire nelle persone di età inferiore a 65 anni più dell’80% dei casi di malattie cardiache e cerebro-vascolari.

In occasione della Giornata Mondiale del Cuore (29 settembre) per la quale quest’anno è stato scelto lo slogan “Don’t miss a beat” (Non perderti un battito) abbiamo pensato di dedicare un articolo alle aritmie cardiache che rappresentano un disturbo molto frequente e all’origine di una ampia gamma di condizioni. Talvolta sono relativamente innocue ma, in una proporzione rilevante di casi, possono rappresentare un importante segnale d’allarme da non sottovalutare.

Cos’è un’aritmia cardiaca?

Un’aritmia cardiaca è un’alterazione del ritmo normale del cuore. Cercando di semplificare, il battito cardiaco può essere troppo veloce (tachicardia), eccessivamente lento (bradicardia) o irregolare, nel caso in cui ogni battito cardiaco ha una durata diversa (come nel caso della fibrillazione atriale). In effetti le aritmie possono essere del tutto innocue o rappresentare un serio rischio per la salute, soprattutto se non diagnosticate in tempo e non trattate in maniera adeguata.

Ho le palpitazioni: dottore, è un’aritmia?

Riconoscere i sintomi delle aritmie è fondamentale per una diagnosi precoce. I più comuni includono:

  • palpitazioni: sensazione di battito accelerato, irregolare o “saltato”, talvolta con la percezione di un battito cardiaco più intenso o mancante.
  • sensazione di “cuore in gola” o battiti forti, anche a riposo, talvolta associati ad un leggero colpo di tosse.
  • capogiri: sensazioni di instabilità o di testa leggera, o vertigini ovvero sensazioni illusoria di movimento, come se il soggetto o l’ambiente intorno stesse ruotando o oscillando.
  • affaticamento e debolezza anche dopo sforzi lievi.
  • fiato corto, affanno (dispnea).
  • sudorazione improvvisa.
  • dolore o senso di oppressione al petto.
  • lipotimie: episodi di debolezza, come se si stesse per svenire, ma senza perdita di coscienza.
  • sincopi: perdita completa e transitoria della coscienza, in genere con caduta a terra o incapacità di mantenere il tono posturale

E quando dobbiamo preoccuparci?

  • Se i sintomi si ripetono frequentemente o tendono a peggiorare nel tempo.
  • Nel caso di episodi lipotimici e sincopali inspiegabili.
  • Se in famiglia vi sono stati casi di aritmie o di morte cardiaca improvvisa, ed infine
  • nel caso si è già affetti da una malattia cardiovascolare.

Chi è più a rischio di sviluppare aritmie cardiache?

Le persone più esposte al rischio di aritmie includono:

  • soggetti over 60: l’età avanzata è un fattore di rischio importante, soprattutto per alcuni tipi di aritmie, quale la fibrillazione atriale
  • chi è affetto da malattie cardiovascolari come ipertensione arteriosa, esiti di infarto del miocardio, ischemia cardiaca, malattie delle valvole cardiache, cardiomiopatie, esiti di ictus e disturbi circolatori alle carotidi o ai vasi periferici.
  • pazienti diabetici o con insufficienza renale cronica:  queste condizioni rappresentano di per se un alto rischio di malattie cardiache
  • chi ha alterazioni, talvolta anche del tutto contingenti, elettrolitici: bassi livelli di potassio, magnesio o calcio possono alterare la conduzione elettrica del cuore
  • persone sedentarie: uno stile di vita poco attivo aumenta il rischio di aritmie, un po’ in tutte le fasce di età soprattutto
  • chi soffre di apnee notturne
  • chi fa uso di sostanze stimolanti come caffeina in eccesso, alcol, nicotina, bevande energizzanti o droghe.
  • soggetti con predisposizione genetica: esistono alcune aritmie correlate a malattie trasmesse geneticamente dai genitori.

Perché le aritmie cardiache non vanno sottovalutate?

Anche se del tutto asintomatiche, alcune aritmie possono essere pericolose per la salute cardiovascolare. Ecco i motivi principali:

  • Rischio di ictus. Alcune aritmie, tra queste la più comune è la fibrillazione atriale, aumentano il rischio di formazione di coaguli nel cuore, che se non prevenuti,  possono staccarsi, migrare al  cervello e causare un ictus. La fibrillazione atriale, particolarmente frequente nei soggetti anziani e con ipertensione arteriosa, qualche volta non dà alcun sintomo ed è per questo che configura rischio silenzioso e sottovalutato.
  • Insufficienza cardiaca. Un ritmo cardiaco irregolare o troppo veloce può nel tempo indebolire e ridurre la funzione di pompa del muscolo cardiaco, portando ad una insufficienza cardiaca.
  • Arresto cardiaco. Alcune aritmie ventricolari, come la fibrillazione ventricolare, possono causare un arresto cardiaco che, in assenza di manovre di rianimazione e dell’uso di un defibrillatore, conduce a morte nel giro di pochi minuti.  
  • Diagnosi tardiva. Le aritmie asintomatiche vengono spesso scoperte casualmente durante controlli medici eseguiti per altri motivi (valutazioni cliniche in preparazione ad interventi chirurgici, valutazioni di idoneità sportiva, o di medicina del lavoro. Questo ritardo può ridurre l’efficacia di interventi di prevenzione di complicanze gravi.

L’importanza della prevenzione

Seguire uno stile di vita sano
Una dieta equilibrata, come la dieta mediterranea, ricca di frutta, verdura, pesce e povera di sale, e di grassi soprattutto di origine animale, può aiutare a mantenere il cuore in salute.

Attività fisica regolare
Una giusta quantità di esercizio fisico di tipo aerobico e di intensità anche solo moderata (come il cammino a passo veloce, la bicicletta, il nuoto, la ginnastica, il giardinaggio, l’orto, ecc.) eseguita regolarmente per un totale di 2.5-3 ore la settimana, oltre al noti benefici effetti sulla pressione arteriosa, sulla glicemia, sul colesterolo, può ridurre il rischio di aritmie.

Ridurre lo stress
Tecniche di rilassamento come lo yoga, la meditazione/preghiera o la respirazione profonda possono hanno un indiscusso effetto di stabilizzazione e modulazione del ritmo cardiaco.

Evitare fumo e alcol
Il tabacco e l’alcol sono tra i principali nemici del cuore

Controlli della salute cardiovascolare
In presenza di disturbi aritmici è ovvio che una adeguata valutazione clinica cardiologica è fondamentale per comprendere la natura dell’aritmia, la sua origine ed i potenziali rischi ad essa correlata: questi rischi dipendono appunto dalla tipologia di aritmia e dalla malattia che ne è alla base.
Abbiamo a disposizione una serie di strumenti diagnostici che consento di identificare in maniera molto precisa quale è il tipo di aritmia alla base dei disturbi lamentati dal paziente e quindi di definire il trattamento più appropriato. Tra questi ricordiamo:

  • Elettrocardiogramma a riposo (ECG): rileva non solo il ritmo cardiaco, ma tutta una serie di parametri elettrici utili a definire molti aspetti della funzione cardiaca.
  • Holter ECG 24 o più ore: è una registrazione elettrocardiografica prolungata che consente di monitorare in continuo l’attività del cuore per 1 o più giorni, nella vita di tutti i giorni, anche durante attività lavorativa e di notte.
  • Ecocardiogramma: valuta la struttura, la forma, le dimensioni, la funzione del cuore e delle sue valvole.
  • Test da sforzo: consente di valutare tra l’altro anche il rapporto tra le aritmie e lo sforzo fisico.
  • Studio elettrofisiologico: riservato ad aritmie di particolare complessità, prevede la registrazione diretta all’interno del cuore della sua attività elettrica. 
  • Monitoraggio ECG con smartwatch: questa è una recente opzione diagnostica che si rivela utile soprattutto nel caso di aritmie molto occasionali, non ricorrenti, difficili da documentare con l’ECG standard o con la registrazione Holter di 24 ore. Lo smartwatch, a condizione che si tratti di un modello validato sotto il profilo scientifico (link), può consentire la documentazione elettrocardiografica, o in automatico o proprio nei momenti in cui il soggetto avverte i sintomi.

Sono molti quindi gli strumenti che abbiamo a disposizione per studiare le aritmie cardiache e definirne l’origine. Il percorso diagnostico, più o meno articolato, avviato dal medico curante è indispensabile venga guidato nella sua articolazione da un preciso inquadramento clinico cardiologico che tenga conto, non solo dei sintomi, ma anche della storia clinica del soggetto, del suo profilo di rischio cardiovascolare, delle comorbilità, dei trattamenti farmacologici concomitanti, ecc.

Alcune aritmie non causano sintomi. Per questo è consigliabile in soggetti di ogni età sottoporsi a periodici controlli di screening comprendenti almeno un ECG a riposo, in occasione di programmi di screening nel contesto di valutazioni per idoneità sportiva o lavorativa, visite di sorveglianza, o propedeutiche a interventi chirurgici. A maggior ragione in soggetti con elevato rischio cardiovascolare: diabetici, obesi, nefropatici, cardiopatici o con malattie vascolari note o soggetti con plurimi fattori di rischio (famigliarità, fumo, ipertensione, valori elevati di colesterolo o trigliceridi).   

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