Approfondimenti

Risonanza Magnetica Nucleare: per saperne di più

Come funziona

L’area da indagare è immersa in un campo magnetico stabile molto elevato, prodotto dal “magnete”, cioè la struttura cilindrica all’interno della quale si posiziona il Paziente. Il campo magnetico ha un vettore principale orizzontale, lungo il quale si orientano la gran parte dei protoni costituenti la parte da esaminare; normalmente, infatti, i protoni di una struttura ruotano su di un asse (un po’ come la terra sul suo proprio asse) in direzioni casuali. La presenza del campo elevato e stabile prodotto dal magnete, al contrario, li orienta tutti in una direzione unica. A questo punto, una nuova radiofrequenza immessa dall'esterno (gradienti dell’apparecchiatura) altera la direzione del campo magnetico, inducendo un ribaltamento dell’asse dei protoni di idrogeno, a 90° o a 180°. Al cessare di tale nuova radiofrequenza, i protoni tornano al loro stato originario, riemettendo a loro volta una piccola radiofrequenza, e proprio questa ultima, ripetendo il processo tante volte quante ne servono per i volumi da esaminare, captata da una antenna ricevente, consente di costruire le immagini, grazie ad algoritmi di ricostruzione estremamente sofisticati.

Le applicazioni

Le apparecchiature a RM possono presentare differenti potenze del campo, da 0,3 Tesla (1 Tesla = 10.000 gauss) a 1,5 Tesla, di comune uso clinico, fino ai 3 Tesla, per applicazioni specifiche, e per ricerca. I magneti possono essere di 2 tipi: magneti a “basso campo”, di piccole dimensioni, normalmente dedicati allo studio del ginocchio, e di piccole articolazioni. Forniscono immagini di livello diagnostico sufficiente per tali esami, e non necessitano di particolari schermature ambientali. magneti ad “alto campo” utilizzati in diagnostica hanno potenze superiori ad 1 Tesla, generalmente 1,5, e sono utilizzati in tutti i distretti corporei. Con queste apparecchiature è possibile effettuare anche indagini con “mezzo di contrasto”: si tratta di una sostanza chimica che permette di modificare la risposta di un tessuto, o parte di esso, ai processi che abbiamo descritto, relativi alle radiofrequenze. In questi casi il mezzo di contrasto, iniettato in una vena del Paziente, aumenta la risposta di un tessuto, o parte di esso, consentendo di visualizzare le più piccole differenze fra una area ed un’altra, in altre parole, aumentando notevolmente il “contrasto” intrinseco

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