Un documento Inail rivolto a istituzioni, imprese e formazione illustra come le transizioni digitale, ecologica e demografica cambiano lavoro e sicurezza, indicando rischi emergenti, competenze chiave e criteri di formazione continua.

La pubblicazione Inail “Nuove competenze e soft skill nell’era digitale” parte dalla constatazione che l’innovazione tecnologica (intelligenza artificiale, automazione, Internet delle cose, robotica collaborativa, piattaforme) e i mutamenti ambientali e demografici stanno ridisegnando processi e ruoli e spostando il valore verso abilità ad alta intensità cognitiva come creatività, pensiero critico e gestione della complessità. L’obiettivo del documento è duplice: spiegare in modo chiaro le opportunità e i rischi per la salute e la sicurezza sul lavoro legati alla digitalizzazione e, insieme, delineare il giusto mix di competenze tecniche e trasversali necessario per garantire un’occupabilità sostenibile e sistemi prevenzionistici davvero efficaci.
Rischi emergenti nella transizione digitale
Nel processo di transizione digitale, che comprende intelligenza artificiale, dispositivi indossabili, robot collaborativi, realtà virtuale e aumentata e lavoro a distanza, aumentano le possibilità di prevenzione mediante monitoraggio in tempo reale, manutenzione predittiva e riduzione del carico biomeccanico tramite esoscheletri. Contestualmente, però, emergono nuovi rischi, prevalentemente psicosociali e organizzativi, quali sovraccarico cognitivo, ambiguità di ruolo e affidamento eccessivo ai sistemi algoritmici. Ne deriva l’esigenza di estendere la valutazione dei rischi alle dimensioni informative, cognitive e decisionali, definendo con precisione il perimetro tra decisione umana e automatismo. Il documento raccomanda procedure di segnalazione e intervento progressivo, momenti strutturati di riesame a posteriori, verifiche periodiche sugli effetti organizzativi e uso di indicatori di prestazione della sicurezza sia anticipatori sia consuntivi, al fine di rendere verificabile la riduzione del rischio. In tale direzione si colloca il progetto Tradars, nato dalla collaborazione tra Inail e Università La Sapienza, che mappa i pericoli delle principali famiglie tecnologiche dell’Industria 4.0 e propone questionari di autovalutazione con relazioni personalizzate e indicazioni operative.
Competenze chiave e formazione continua
Il documento spiega che il profilo professionale adeguato all’era digitale è per sua natura ibrido: alle competenze tecnologiche, come sicurezza informatica, governo e qualità del dato, automazione e uso consapevole dell’intelligenza artificiale, si affiancano competenze trasversali ad alta intensità cognitiva e relazionale, tra cui pensiero critico, creatività, collaborazione, comunicazione, resilienza e apprendimento continuo. Queste dimensioni si integrano con un pensiero analitico e sistemico, necessario per assumere decisioni fondate sui dati in contesti complessi. Anche per tali motivi la formazione va concepita come un’infrastruttura permanente che combina percorsi a distanza, moduli brevi, apprendimento su dispositivi mobili e simulazioni immersive. Essa deve essere calibrata sui rischi effettivi dei ruoli, documentare esiti e competenze acquisite, includere datori di lavoro e figure apicali, e ispirarsi a criteri di equità e inclusione. Tale impianto va integrato con politiche lungimiranti, sistemi di gestione della sicurezza e strategie di riqualificazione e aggiornamento avanzato, così da coniugare innovazione e tutela, mantenendo la persona al centro del governo tecnologico.
Clicca qui per scaricare il documento Inail “Le nuove competenze e le soft skill nell’era digitale”