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Prevenzione contro l’HPV: un passo fondamentale per la salute

Il carcinoma della cervice uterina è, dopo il tumore della mammella, il secondo tumore per frequenza tra le donne. Nel 97% dei casi la causa di questo tumore è dovuta all’infezione persistente da Papilloma virus (HPV), Intervista alla dott.ssa Roberta Daccò, ginecologa CDI

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Secondo l’ultimo report AIOM “I Numeri del cancro in Italia”, il carcinoma della cervice uterina è, dopo il tumore della mammella, il secondo tumore per frequenza tra le donne.

Nel 97% dei casi la causa di questo tumore è dovuta all’infezione persistente da Papilloma virus (HPV), a trasmissione sessuale, e i fattori di rischio riguardano fondamentalmente tutte le condizioni che favoriscono l’infezione quali il basso livello socioeconomico (con scarso accesso alla prevenzione), il numero di partner, la giovane età di inizio dell’attività sessuale.

L’uso del preservativo, spesso indicato per difendersi dalle malattie a trasmissione sessuale, in questo caso può ridurre il rischio di contagio, ma non protegge completamente dall’infezione in quanto ci si può infettare anche attraverso il contatto di regioni della pelle non coperte dal profilattico.

I vari ceppi del Virus HPV

Secondo i dati riportati dall’International HPV Reference Center i tipi di HPV identificati sono più di 225. In base alla loro capacità di causare lesioni precancerose, questi sono classificati come HPV ad alto rischio e a basso rischio. La maggior parte delle infezioni diagnosticate è dovuta ai genotipi oncogeni HR-HPV, ovvero HPV 16, 18, 31, 33, 35, 39, 45, 51, 52, 56, 58, 59, 68, 73 e 82. Nello specifico, i genotipi HPV 16 e 18 sono correlati a circa il 70% di tutti i tumori cervicali in tutto il mondo e i tipi 31, 33, 45, 52 e 58 causano un ulteriore 20%7. I genotipi a “basso rischio”, invece, sono principalmente rappresentati da HPV 6 e HPV 11 e sono più comunemente responsabili di lesioni proliferative benigne come verruche genitali o di basso grado.

Come funziona il virus

Si stima che ben otto donne su 10, sessualmente attive, contraggano un virus HPV, di qualunque tipo, nel corso della loro vita e che circa il 50% di esse si infetti con un ceppo ad alto rischio. Per i ceppi che attaccano le zone genitali il contagio avviene tramite contatto fisico, in particolare durante i rapporti sessuali,

Nella maggior parte dei casi, l’infezione da virus HPV passa inosservata poiché non provoca sintomi significativi e spesso si risolve spontaneamente senza che la paziente se ne accorga. Infatti, nel 70-90% dei casi, il sistema immunitario riesce a eliminare il virus entro due anni. Tuttavia, se l’infezione da un ceppo ad alto rischio persiste e non viene trattata, può causare lesioni cellulari precancerose nel corso di circa cinque anni. Queste lesioni possono guarire spontaneamente o, in rari casi, evolvere in un tumore vero e proprio anche dopo vent’anni. Non è possibile prevedere quali lesioni regrediranno spontaneamente e quali no.

Diagnosi e prevenzione le armi più importanti

Questa infezione è particolarmente insidiosa perché la maggior parte delle persone infette non ne è consapevole, ma può comunque trasmettere il virus ad altri. Avere un partner stabile da molto tempo non garantisce protezione dall’infezione, poiché il contatto con il virus potrebbe essere avvenuto in una relazione precedente anche molti anni prima, senza manifestare sintomi. Per questo motivo, la diagnosi precoce dell’infezione da HPV è estremamente importante, soprattutto in presenza di alterazioni anche lievi del Pap-test.

Al Pap test, si associa il test HPV, un esame molecolare che identifica ceppi di Papillomavirus ad alto rischio frequentemente associati allo sviluppo del carcinoma della cervice uterina. Poiché la presenza del virus HPV è una condizione necessaria, anche se non sufficiente, per lo sviluppo dei tumori del collo dell’utero, il test permette di identificare con grande anticipo le donne a rischio di sviluppare questa malattia.

La presenza del virus è necessaria ma non sufficiente per lo sviluppo del tumore per cui un esito positivo al test non significa necessariamente la presenza di un tumore o la certezza di svilupparne uno. In caso di positività, la raccomandazione è ovviamente quella di eseguire controlli più frequenti.

Il vaccino

È importante però considerare che per questo tumore esiste una prevenzione primaria rappresentata dai vaccini anti HPV, offerti gratuitamente a uomini e donne dai 12 ai 26 anni, ma con dati di efficacia anche in donne fino a 45 anni di età e in chi ha già ricevuto trattamenti per lesioni pre-neoplastiche.

Dato che il vaccino ha lo scopo di prevenire l’infezione, è utile che venga effettuato prima dell’esposizione al virus, quindi preferibilmente prima dell’inizio dell’attività sessuale, per avere la massima efficacia.

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