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Effetti sull'apparato visivo dei dispositivi visivi di uso comune: computer, tablet e smartphone

Intervista al dott. Edoardo Ligabue, responsabile servizi oculistici CDI

Effetti sull'apparato visivo dei dispositivi visivi di uso comune: computer, tablet e smartphone

La massiccia diffusione di smartphone e computer che ha caratterizzato gli ultimi anni ha generato tutta una seria di nuove problematiche visive legate all’uso ed all’abuso di schermi luminosi.

Quali sono i problemi che possono derivare sull’apparato visivo da un’esposizione eccessiva agli schermi dei dispositivi tecnologici?
La massiccia diffusione di smartphone e computer che ha caratterizzato gli ultimi anni ha generato tutta una seria di nuove problematiche visive legate alluso ed all’abuso di schermi luminosi.

Alle otto ore che molti passano davanti al PC al lavoro, se ne aggiungono almeno altre due o tre trascorse a guardare il cellulare per vedere gli ultimi aggiornamenti sui social degli amici, un video di YouTube e così via.

Tutto questo può portare alla “sindrome da visione al computer” (Computer Vision Syndrome o CVS ), una condizione molto diffusa che con intensità diverse riguarda tra il 70% e il 90% delle persone che passano molto tempo davanti a uno schermo, spesso inconsapevoli di soffrirne.

Quali sono i sintomi della “Sindrome da visione al computer”?
I sintomi della CVS sono vari e sono di tipo visivo, neurologico e muscolo-scheletrico. Non si presentano necessariamente tutti insieme e variano molto da persona a persona, a seconda delle abitudini e del modo in cui si sta davanti al computer, la televisione o di come si utilizzano smartphone e tablet.

Solitamente dopo qualche ora davanti allo schermo si avverte bruciore agli occhi, affaticamento della vista, mal di testa e dolori al collo dovuti alla posizione della testa per fissare il monitor.

La CVS è solitamente transitoria e i suoi sintomi si attenuano con qualche ora di riposo, passata a debita distanza dagli schermi.
Oltretutto gli schermi di smartphone e tablet ad alta definizione, disponibili solo da qualche anno, invitano ad una visione ancora più ravvicinata, con la conseguenza potenziale di acuire il problema visivo.

Nella CVS i sintomi più frequenti che riguardano gli occhi sono: visione sdoppiata od offuscata, bruciore, prurito, rossore del bulbo oculare e secchezza.
Si presentano di solito dopo due o tre ore di lavoro e in molti casi condizionano la resa di chi ne soffre, con un calo della concentrazione unita a sensazioni di ansia e disagio.

Oltre a una predisposizione, se per esempio si hanno particolari difetti di vista, ci possono essere molte cause per questi sintomi.

Quale ruolo riveste la luce nel nostro ritmo biologico?
La luce non ci aiuta solo a vedere, ma è anche un importante mezzo per regolare i ritmi biologici e influisce sul nostro benessere generale.
Il sentirci o meno svegli, concentrati e produttivi e l’essere pieni di energia e in salute, dipende anche dalla luce.
Studi scientifici hanno confermato l’effetto biologico della luce sul nostro corpo. La luce ultravioletta ad esempio influisce sulla produzione di vitamine. L’esposizione alla luce intensa, e in particolare alla porzione di luce blu, influisce sul nostro equilibrio ormonale. Gli ormoni nel corpo regolano il modo in cui le persone si sentono nonché il ciclo sonno-veglia. La porzione di luce blu nella luce diurna è relativamente alta, mentre è significativamente ridotta la sera.

In condizioni di forte illuminazione esterna, il corpo secerne serotonina – nota anche per essere uno degli “ormoni della felicità” – e cortisolo, un ormone dello stress. Entrambi ci fanno sentire svegli e attivi.
La melatonina invece è considerata l’ormone del sonno e ci fa sentire stanchi e dormire profondamente quando è buio.

Quale ruolo riveste la luce nel nostro benessere psicologico?
La luce, e in particolare la luce blu che raggiunge la retina, influisce anche sul nostro benessere psicologico. Per questo motivo la fototerapia viene utilizzata con successo per trattare la depressione invernale e l’insonnia. Ma, come accade spesso, anche in questo caso vale l’assioma “tutto con moderazione”. Un’esposizione eccessiva alla luce comporta anche certi rischi e può addirittura essere dannosa.

Quali sono i danni causati dalla luce blu alla vista?
Recentemente è stato evidenziato che buona parte dei problemi a carico degli schermi digitali di computer e smartphone è dovuto alla luce blu che essi emettono.

I danni causati dalla luce blu alla vista dipendono anche dagli effetti negativi che questa ha su uno dei pigmenti visivi, la rodopsina.
In pratica la luce blu porta a un più rapido invecchiamento della vista, e il suo eccesso può provocare disturbi del sonno e della concentrazione.

La luce blu è fondamentale per facilitare il risveglio del nostro corpo la mattina. Il suo effetto è invece dannoso se viene percepita dal nostro occhio la sera tramite l’emissione di un dispositivo digitale. Questa luce blu artificiale farà percepire al nostro organismo le stesse condizioni che naturalmente avvengono al risveglio, causando difficoltà nel prendere sonno e rallentando la produzione di melatonina nel nostro corpo.
Un’esposizione costante alla luce blu-viola può provocare danni alla retina perché le difese naturali dell’occhio non sono sufficienti per schermarsi dalla luce blu (detta anche luce visibile ad alta energia HEV). Infatti, a differenza degli altri raggi che vengono assorbiti dalla cornea e dal cristallino, la luce blu-viola penetra in profondità nell’occhio e colpisce la retina nella sua parte centrale, la macula, la piccola area che si occupa di elaborare le informazioni visive. Inoltre un eccesso di luce blu può inibire la produzione di melatonina, il che può causare insonnia, irritabilità e ansia.
La luce blu è quindi anche in grado di influenzare i neurotrasmettitori di quello che viene chiamato il tratto retino ipotalamico responsabile della regolazione del nostro ritmo circadiano, che controlla tutti i nostri processi biologici – sonno-veglia, secrezione ormonale e così via – generando un’alterazione sia fisica che comportamentale.

Sui monitor con scarsa risoluzione i caratteri non hanno contorni ben definiti: ciò costringe gli occhi a provare costantemente a metterli a fuoco senza poterci riuscire completamente.

Il nostro sistema visivo è stato concepito e si è evoluto nei millenni, ma è ancora quello che privilegia la visione da lontano, per identificare la preda, considerando che l’uomo era fondamentalmente un cacciatore. Istintivamente il nostro sguardo tende sempre a posarsi su punti più lontani ma se abbiamo sempre uno schermo fisso davanti a noi, questi movimenti diventano più complicati e faticosi da compiere per gli occhi, generando stanchezza.

Quando poi si osserva a lungo uno schermo si chiudono gli occhi con minore frequenza. In condizioni normali apriamo e chiudiamo gli occhi tra le 17 e le 20 volte al minuto, mentre quando lavoriamo al computer passiamo a 5-8 volte ed oltretutto tendiamo a non chiudere completamente le palpebre, lasciando la parte inferiore della cornea scoperta ed asciutta.
Una minore frequenza nella chiusura delle palpebre contribuisce al senso di secchezza e affaticamento. In alcune persone comporta l’arrossamento dovuto all’infiammazione indotta dalla secchezza.

Come combattere la CVS (sindrome da visione al computer)?
Per quanto fastidiosa, la CVS porta a sintomi temporanei e non sono noti casi di danni nel lungo periodo, salvo che la persona interessata non avesse già di suo qualche problema di vista non diagnosticato.

Alcuni oculisti descrivono la sindrome facendo l’analogia con i lavori fisici pesanti: così come si ha mal di schiena dopo una giornata passata in cantiere, si ha fastidio agli occhi dopo un giorno davanti al computer. Se non ci sono altri problemi di salute dopo qualche ora di riposo passa tutto, sia per l’edile sia per l’impiegato.

Esistono alcuni accorgimenti che possono aiutare a ridurre sintomi e fastidi dovuti alla CVS.

Abbassare le luci.
Lo schermo del computer deve essere la cosa più luminosa della stanza.
Se è possibile, sarebbe meglio spegnere o ridurre le luci intorno.
L’illuminazione deve essere nè troppa nè troppo poca: meglio se a luce diffusa.
È necessaria meno luce per la visualizzazione del monitor e, semmai, può essere utile munirsi di lampada per la visione di documenti sulla scrivania.

Ridurre l’abbagliamento.
Un altro problema è che lo schermo può riflettere sorgenti luminose come finestre, lampade o oggetti nella stanza.
È importante posizionare il computer per minimizzare i riflessi, lontano da finestre. E’ importante anche avere un computer ben funzionante con immagini chiare e scritte grandi a sufficienza.
Il monitor poi deve essere pulito.

Ridurre al minimo l’esposizione alla luce blu.
Abbiamo visto che la luce blu non fa bene alla salute degli occhi (probabilmente) e, di sicuro, crea disturbi al sonno (perché altera il ritmo circadiano).
Bisogna quindi evitare di esporsi alla luce blu almeno 2-3 ore prima di andare a dormire per non soffrire di insonnia.
Per fortuna ci sono programmi in grado regolare la luce blu emessa dagli schermi e di suggerire le pause corrette durante il lavoro.
La regola più nota è quella del 20-20-20 , guardare lontano dal computer o dallo schermo ogni 20 minuti, mettere a fuoco un oggetto distante almeno 20 metri di distanza per almeno 20 secondi. Quando lo fate, potete approfittarne per alzarvi e muovervi un po’, il vostro collo ve ne sarà riconoscente.

Sedersi correttamente al computer.
Quasi tutti si siedono in modo sbagliato perché sembra di stare più “comodi” in certe posizioni: curvo, con schiena dritta, con gambe stese, con il monitor troppo vicino o troppo lontano ecc.
Il monitor dovrebbe essere tenuto a una distanza di 50-70 cm. dagli occhi, con il suo bordo superiore alla stessa altezza degli occhi, in modo da tenere la testa lievemente inclinata verso il basso. Molti tendono ad avvicinarsi o a tenere lo schermo molto più vicino: se notate di farlo spesso potrebbe essere utile una visita dall’oculista, per valutare un’eventuale miopia.

Utilizzare degli occhiali con lenti dotate di filtro luce blu.
Gli occhiali per computer devono avere delle lenti con filtro protettivo anti-luce blu, il trattamento delle lenti deve essere adatto a proteggere l’utilizzatore dai raggi di luce blu (380-500nm) che vengono emessi dai dispositivi digitali.
Indossare gli occhiali protettivi anti-luce blu è inoltre consigliato verso sera, durante le ore che precedono il riposo notturno.
Ricordiamoci che anche i proiettori e gli schermi televisivi emettono luce blu che richiama nell’organismo la sensazione di doversi svegliare. Se indossiamo gli occhiali trattati con il filtro contro la luce blu, il corpo non sarà sottoposto a queste radiazioni luminose e produrrà melatonina in maggiore quantità.
E’ anche possibile filtrare la luce utilizzando particolari software installati su pc e device iOS e Android.

Prendere un o’ di vitamina A.
La vitamina A fa bene alla rodopsina nel processo di assorbimento della luce da parte della retina.
Fa bene quindi mangiare patate, carote e verdure a foglia verde e alimenti con vitamina A.

Ascoltare il corpo.
Se ci si sente con gli occhi stanchi, non è solo stanchezza per il lavoro ma affaticamento della vista.
Meglio quindi non ignorarlo. Se ci si sente con occhi secchi o che bruciano o col mal di testa, è consigliabile prendere una pausa e sbattere le ciglia più volte per inumidire gli occhi.

Perché è importante sottoporsi ad un esame oculistico completo?
E’ molto importante effettuare una visita oculistica completa per verificare la necessità di eventuali lenti correttive per miopia, astigmatismo, ipermetropia o presbiopia.
E’ sempre da verificare la motilità oculare per diagnosticare la presenza di eventuali strabismi latenti.
L’oculista può consigliare lenti occupazionali o tipo “office”, studiate appositamente per il lavoro alla scrivania-computer.
Esistono inoltre anche lenti da vista con una correzione lievemente più bassa nella loro parte inferiore: sono definite lenti monofocali evolute, non sono multifocali vere e proprie ma aiutano nell’aggiustamento della messa a fuoco quando si sposta lo sguardo alle varie distanze.

La nostra vista si è evoluta in milioni di anni e per la maggior parte del tempo in contesti molto diversi da quelli attuali, in ambienti enormi e sconfinati con grandi orizzonti. L’uomo è un animale predatore e la visione di cose a breve distanza ci è meno congeniale – almeno da un punto di vista biologico – e richiede quindi qualche attenzione ed accorgimento per permetterci di non alterarla e utilizzarla in modo scorretto.
La rapidissima evoluzione tecnologica non può essere seguita da una evoluzione biologica del genere umano altrettanto veloce: sta quindi a noi prestare attenzione ai messaggi di allarme che l’organismo ci invia e di conseguenza imparare a non chiedergli ciò che non è in grado di fare, aiutandolo nei limiti del possibile.

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